IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI
Alexander Lamberti – Giovanni Diegoli – Messori Andrea – Riccardo Motta
Una testimonianza
Tra le tante testimonianze dirette che sono giunte fino a noi c’è quella del tedesco Armin Wegner, il quale tra l’altro scattò diverse fotografie, malgrado i rigorosissimi divieti, “Come le colonne che alla partenza della patria in Alta Armenia contavano molte migliaia di persone, al loro arrivo ai confini di stato di Aleppo ne comprendevano solo poche centinaia mentre i campi erano disseminati di cadaveri nevi e gonfi, che ammorbavano l’aria con loro odore ed erano sparpagliati attorno nudi.
Derubati dai loro vestiti, sfigurati, oppure, incatenati schiena schiena, si vedono passare sull’Eufrate, cibo per pesci. […] Ho visto persone impazzite che mangiavano i propri escrementi, donne che cuocevano il corpo dei propri bambini appena nati, ragazze che sezionavano il corpo ancora caldo delle loro madri per cercare nell’intestino dei morti l’oro ingoiato per timore dei rapaci gendarmi”.
Il Giusto
Fayez nasce nel 1883 in un villaggio della Siria ottomana, a El Sharaeh. È nominato kaimakam a Mamuret-Ul-Aziz, nel distretto di Kharput, ma, tre anni dopo decide di ritornare a Damasco per dedicarsi alla libera professione. Durante la Grande guerra è arrestato con l’accusa di appartenere a un’associazione segreta in lotta per la libertà e l’indipendenza dei territori arabi dall’Impero Ottomano e di avere contatti con gli inglesi. Lungo il tragitto, da Damasco ad Aleppo, a Siverek, incontra più volte le colonne di deportati armeni, e ne annota gli orrori e le sofferenze, gli incontri con i loro carnefici e con i dirigenti del Comitato Unione e Progresso.
Rimane sei mesi nella regione, dove raccoglie le confidenze di ufficiali turchi, funzionari, notabili, persone influenti, armeni cittadini ottomani, testimoni. Riesce a fuggire e a raggiungere Bassora, controllata dagli inglesi a cui chiede protezione. Gli inglesi lo inviano in India, a Bombay e poi a Gedda, in Arabia Saudita, dove incontra Sharif al-Husayn ibn Ali di cui diviene consigliere. Con Faysal, figlio di al-Husayn ibn Ali, e Lawrence, Fayez lavora per l’indipendenza araba e, finita la guerra, si stabilisce a Damasco. È sepolto nel cimitero di El Sharaeh. Fayez El Ghossein ha scritto quattro libri, tra cui le sue memorie, uno dei primi documenti coevi che testimoniano il genocidio degli armeni ad opera del governo dei Giovani turchi. Attualmente nel villaggio di El Sharaeh, in Siria, quasi tutti gli abitanti portano il nome di El Ghossein.