Giornata della memoria

Damiano Grasselli

27 Gennaio 1945, le truppe dell’Armata Rossa varcano i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz. Poche settimane prima, alla notizia della rapida avanzata sovietica, i tedeschi si erano precipitosamente ritirati, senza curarsi di nascondere le tracce del massacro. Nell’estate del ‘44 i russi avevano già liberato vari campi di sterminio nella Polonia dell’est, tra cui Chelmno e Belzeć, tempestivamente smantellati prima del loro arrivo. I 7650 superstiti, perlopiù malati e in fin di vita, parlano di centinaia di migliaia di deportati uccisi. Vengono ritrovate le camere a gas ancora integre, i forni crematori e oltre otto tonnellate di capelli umani. Per la prima volta, la macchina dello sterminio nazista appare al mondo così com’è, rivelando le atrocità del Reich.


Dal 1° Novembre del 2005, in tutto il mondo il 27 Gennaio si celebra la Giornata della Memoria. La memoria della Shoah, lo annientamento sistematico ed organizzato di oltre 15 milioni di ebrei, oppositori politici, omosessuali, rom e testimoni di Geova ad opera della Germania di Hitler.

“L’Olocausto è una pagina del libro dell’Umanità

da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria”

diceva Primo Levi, sopravvissuto ad Auschwitz e autore di “Se questo è un uomo”. Ogni anno migliaia di studenti partono per i “Viaggi della Memoria”, visitando i luoghi dove si consumarono le atrocità del regime. I superstiti allo sterminio, nonostante la veneranda età, continuano a trasmettere i propri ricordi alle generazioni future, mantenendo vivo il ricordo e la memoria di ciò che accadde.


La storia, purtroppo, ci insegna l’Olocausto è tutt’altro che un caso isolato. L’eliminazione di intere comunità sulla sola base dell’odio razziale affonda le proprie radici nella notte dei tempi. Le prime documentazioni di tali massacri risalgono al 1878, quando iniziò il genocidio degli Armeni ad opera dell’Impero Ottomano. La stima delle vittime durante la repressione varia da 80.000 a 300.000 morti, fino a superare il milione a seconda delle fonti, tutt’ora non riconosciuta dal governo turco. Tra il 1975 e il 1979 il governo dittatoriale di Pol Pot e dei khmer rossi portò alla morte di oltre 3 milioni di cambogiani, con metodi spaventosamente simili a quelli usati nei lager nazisti. Con l’intenzione di trasformare il paese in una repubblica socialista agraria sulla base del modello cinese, venne effettuata una epurazione del popolo cambogiano, con il 25% della popolazione perì in seguito a lavori forzati o esecuzioni di massa. Il genocidio del Ruanda del 1994 fu uno dei più sanguinosi episodi della storia dell’umanità del XX secolo. L’odio razziale, fomentato dal potere coloniale belga negli anni venti, culminò con il genocidio di oltre un milione di persone di etnia Tutsi in soli sei mesi. Affinché episodi del genere non avvengano ancora, è fondamentale il ricordo e la memoria di ciò che è accaduto.


Il 27 Gennaio è ufficialmente il ricordo delle vittime dell’Olocausto, ma forse è il caso di allargare questo pensiero anche agli altri stermini. Durante la scorsa settimana, molte classi hanno contribuito al ricordo della Shoah e degli altri genocidi, preparando ricerche, poster cartelloni, molti dei quali sono già stati appesi nei corridoi e nelle aule dell’istituto. Nei prossimi giorni verranno pubblicati sul nostro giornalino gli elaborati realizzati dagli studenti in occasione di questa tragica ricorrenza. La nostra generazione, forse, sarà l’ultima a crescere al fianco dei sopravvissuti dell’Olocausto, rendendo ancora più importate il nostro compito di trasmettere e tramandare le atrocità che hanno vissuto, per non dimenticare.

“La memoria è necessaria, dobbiamo ricordare

perché le cose che si dimenticano possono ritornare”.