CHRISTOPHER BASSI

Una lettere mandata a Ugo Foscolo (nome di nascita Niccolò), che affronta i temi principali del poeta, come la morte, le illusioni e la distanza.

Caro Niccolò,

ho sentito di tuo fratello, sono estremamente dispiaciuto, so di non poter comprendere il tuo dolore, ma volevo comunque porgerti le mie più sincere condoglianze.

Ultimamente mi sono lasciato annegare dai ricordi, lo sai che la malinconia è sempre stata una mia debolezza. E’così dolce immergersi nella memoria e lasciarsi trasportare! Siamo stati cresciuti bene dalle nostre famiglie, non trovi?

Tuo padre sarebbe orgoglioso di te, anche se non capirebbe il tuo sentimento. Non ti senti separato dalla tua famiglia delle volte?  Li amo così tanto, darei la mia vita per ogni membro che la compone, però mi chiedo come sarebbe la nostra relazione se non condividessimo lo stesso sangue. Non penso che se incontrassi mia sorella al mercato diventeremmo amici o se incontrando mia madre per strada mi fermerei a parlarle. Spero che tu stia seguendo il mio discorso, quello bravo a scrivere tra i due sei sempre stato tu…ma la domanda persiste: la mia relazione con la mia famiglia è un amore vero e profondo? Oppure è solo costretto dalle condizioni? E, se anche l’ultima opzione fosse quella vera, questo renderebbe il mio rapporto con loro meno sincero?

So che gli interrogativi che ti fai non sono di questo tipo, che le domande che ti fai sono meno terrene, ma delle volte dovresti cercare di afferrare i misteri della vita, invece che quelli della morte. Vorrei tornare a discutere con te come facevamo da bambini, sulle coste rocciose su cui le onde si infrangevano rinfrescando le nostre membra.  Ho letto quello che pensi sulla morte e le illusioni e sono dispiaciuto. Ti sei sempre fatto risucchiare dall’incertezza, non sei mai riuscito ad accettare che cesserai di esistere e lo so che lo sai e ne stai soffrendo. Sappiamo entrambi che le illusioni ti confortano, ma anche loro hanno un limite, perché, è vero, tu potrai sopravvivere negli altri, ma alla fine è la tua vita e se tu sei morto non esisti, a prescindere da chi ti ricorda o no. Mi sono flagellato anche io con questi pensieri dopo che te ne sei andato, ma io non riesco a trovare sollievo nella dolce coperta delle illusioni. Sono sempre stato più razionale di te, tu mi facevi volare sopra le nuvole più alte, per poi farmi sprofondare con te nel grigio terreno che abbraccia i nostri cari. 

Parlavamo della morte, il mistero più grande dell’uomo, finché non ci venivano le lacrime agli occhi e la disperazione ci bloccava le parole in gola. Tutto quello che poteva consolarci era la presenza dell’altro che ci ricordava della vita che ancora avevamo davanti.  Sei stato l’amore più dolce che abbia mai provato, l’unico che poteva davvero comprendere cosa turbava il mio animo. Poi sei andato via e mi hai lasciato solo, ma non è stata questa la parte che mi ha fatto più male, quello potevo accettarlo. Mi ha distrutto scoprire che hai cambiato nome, hai deciso di lasciare indietro una parte di te e io ero compreso.  Ho pensato spesso di raggiungerti, ma non potevo lasciare indietro la mia famiglia, loro contavano su di me, ero io a sostenerli. In più  non penso tu mi voglia ancora, non mi hai mai scritto, se non qualche messaggio di cortesia, eppure credevo di essere importante per te. Ti ho sempre sostenuto, ho creduto nelle tue capacità, ma forse mi sbagliavo: tu mi vedevi come un amico obbligato, una relazione che esisteva per convenienza, solo perché eravamo vicini di casa. Appena il legame che ci teneva legati si è spezzato, tu non hai provato a cercarne un altro, hai proseguito per il tuo sentiero senza voltarti indietro, almeno non per me. Ti manca Zacinto, la tua prima casa, ti manca  l’ambiente e la vita che avevi, ma non ti manco io, io ero solo un personaggio che esisteva e che, forse, ora non è nemmeno più nella tua memoria. Forse non ho più neanche un nome, ero solo il ragazzo della porta accanto che ti riempiva le giornate. Sono stato illuso a pensare che mi vedessi come qualcosa di più, che mi vedessi come io vedevo te. Per anni ho cercato di mantenere un velo di finzioni, provando a rassicurarmi mentendo a me stesso. Dopo il primo anno di una corrispondenza univoca, avrei dovuto accettare l’evidente realtà, però ero ancora giovane e innamorato, il mio cuore offuscava la mia ragione.  Mi sento ridicolo al solo pensiero, ma alla fine sto scrivendo una lettera al mio amore di quindici anni fa, questo mi rende già abbastanza degno di derisione. 

Ho quindi deciso di arrendermi alle tue illusioni, voglio che mi ricordi, esigo di essere una parte di te, anche di un lontano passato, però merito di far parte di un pezzo della tua vita. 

Devi ricordarti delle corse inseguendo i gabbiani di quando eravamo bambini, devi ricordare le cene invernali quando le nostre famiglie si invitavano per condividere un pasto, devi ricordare gli studi estenuanti che ci imponevano quando eravamo ragazzi, devi ricordare i bagni nelle acque ghiacciate primaverili e devi ricordare il nostro amore, che so che c’è stato, anche se tu sei andato avanti. 

Io ho deciso di morire Nico, non so come dirlo in modo più poetico, sei tu quello esperto nei giri di parole. Non voglio più vivere, sono stanco, non ho le energie per continuare. Non vedo più uno scopo in quello che faccio, ho passato gli ultimi anni a trascinarmi per la mia famiglia, Ma, non so se lo sai, mia madre è morta quest’anno e tra qualche mese mia sorella si sposerà, non avrò più alcun obbligo familiare.  Non sono più l’uomo che ero, sono un’ombra che scivola nel mondo dei vivi perché costretta. Devo confessarti che ho estremamente paura della morte, il terrore mi paralizza, non c’è niente di più spaventoso dell’ignoto, però non sono nemmeno vivo, non mi sento vivo, non sento nulla. Tu non puoi immaginare quanto mi manca sentirmi triste, quando è morta mia madre è stato un giorno qualunque, ma razionalmente stavo soffrendo. E’ come essere un vulcano, Niccolò, hai una crosta che reprime tutto, questo non vuole dire che non ci siano rocce incandescenti che spingono per uscire fuori; anche il tuo fisico ne risente, ti ammali più spesso, ti senti più debole, dormiresti tutto il giorno. Se va tutto bene domani non esisterò più, ma volevo avere la piccola certezza che non ti dimenticherai chi sono, chi eravamo.

Ti auguro il meglio Niccolò. ti amo tantissimo,

Johann.