Una storia che non si può dimenticare

VITTORIA CAMELLINI 1A 

27 GENNAIO:

Questa data indica una delle giornate più importanti di tutto l’anno, ovvero il giorno in cui si ricorda il periodo storico in cui è accaduto lo sterminio ebraico all’interno dei lager. Per spiegare meglio questo disumano e orribile gesto vorrei parlarvi della storia di Liliana Segre, una donna ebrea che a soli 13 anni è stata deportata all’interno del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, solo perché la sua razza al tempo era considerata “diversa”. 

Liliana era una semplice bambina come tante che continuava a vivere la sua vita spensierata a Milano, ma un giorno le cose iniziarono a cambiare. Tutto incominciò quando le arrivò la notizia che non avrebbe potuto continuare ad andare a scuola normalmente solo perché era ebrea. Liliana era ancora piccola per capire esattamente che quelle notizie erano solo degli assaggi di quello che sarebbe accaduto a lei e a milioni di altre ragazze. 

La sua vita cambiò quando i Tedeschi vennero a prelevare lei e la sua famiglia da casa, con la forza, per portarli sul treno che avrebbe fatto iniziare loro il periodo più crudo, più spaventoso e disumano della loro vita. 

Nel lager Liliana purtroppo perse il padre che amava da sempre, il fratello che le era sempre stato accanto e i nonni che furono i primi a morire. Purtroppo non posso raccontarvi le stesse sensazioni che ha provato questa povera signora per così tanto tempo, ma posso riportarvi le sue parole. 

Ella ha sempre affermato che il periodo trascorso all’interno di Auschwitz è stato talmente terribile che a pensarci le viene da piangere ancora ora, che è passato molto tempo. Nel suo libro Liliana descrive le condizioni pessime e spietate in cui “vivevano” lei e le mille altre donne nel campo. Non mangiavano correttamenta e soprattutto non regolarmente; zuppe ripugnanti e pane azzimo raffermo, e se gli andava bene qualche buccia di patata o delle verdure ammuffite.

Ella ha sempre affermato che all’interno dei lager lei e le sue compagne non potevano più essere considerate delle donne perché avevano perso tutte le caratteristiche per essere considerate tali; rasavano a zero i loro capelli, avevano perso tutte le loro forme (seno, natiche, fianchi, cosce, ecc…), non riuscivano più ad avere le mestruazioni per colpa della malnutrizione e soprattutto non erano più vive, ma spente, apatiche, senza un’emozione. Ma Liliana AVEVA SCELTO LA VITA, AVEVA SCELTO DI VIVERE  E DI CONTINUARE A LOTTARE. E ci riuscì perché un giorno, precisamente l’1 maggio 1945, lei e le sue compagne riuscirono ad uscire da quei campi e a tornare libere.

Successivamento alla sua liberazione Liliana iniziò a raccontare la sua storia anche ai giovani e alle altre persone, scrivendo altri libri come “Scolpitelo nel vostro cuore”.

Nel 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per capire ancora meglio vi lascio le frasi che mi hanno colpito di più del suo discorso, in merito alla sua candidatura a senatrice:

Non ho mai fatto politica attiva, mi sento fondamentalmente una nonna. Sono una donna con tanti impegni e molti interessi: la politica era un luogo a cui guardavo con curiosità, con rispetto, ma come cittadina – anche critica –nulla di più. Ecco perché il Presidente mi ha colta di sorpresa. Ma, un momento dopo, ho immediatamente sentito su di me, come è avvenuto spesso nella mia vita, da ragazza, la grande responsabilità del compito che mi veniva affidato.”

“Soprattutto si dovrebbe dare realmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, uccisi per la sola colpa di esser nati. Loro, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.”

Con questo testo spero di avervi fatto capire l’importanza di questa giornata e soprattutto di avervi fatto capire quanto può essere crudele la specie umana.