Cristian Alfano

Nella Divina commedia sono molteplici i personaggi mitologici che compaiono nei versi che caratterizzano i canti dell’Inferno. Il “Canto di Ulisse” è così soprannominato perché Dante, assieme al suo maestro Virgilio, incontrerà Odisseo, protagonista dell’Odissea di Omero. Uomo dalla mente brillante e dallo spettacolare ingegno, con il quale ha potuto mettere in salvo sé stesso e molti dei suoi compagni di viaggio durante il ritorno ad Itaca, si ritrova a perire tra le fiamme dell’inferno per hybris, ovvero atto di prevaricazione dell’uomo contro l’ordine stabilito dagli dei. Nel canto XXVI Ulisse racconta il proprio atto di tracotanza, che consiste nell’aver oltrepassato le colonne d’Ercole fin quasi a raggiungere il monte del purgatorio. L’immagine che viene fornita ad Odisseo rispecchia curiosità e grande sete di conoscenza ed è proprio quest’ultima che spinge l’uomo dalla elastica mente a compiere un ulteriore viaggio con l’obiettivo di superare quelli che erano considerati i confini del mondo. Le colonne d’Ercole rappresentavano, infatti ,un vero e proprio limite umano che Ulisse ha voluto oltrepassare per poter sfamare il suo desiderio di sapere  cosa si nascondeva dall’altro capo del mondo e quali misteri esso celava. Nemmeno l’amore verso la terra natale, nei confronti di Penelope e il proprio figlio hanno potuto arrestare l’aspirazione verso la conoscenza, ed è proprio questa che ha reso l’eroe capace di spronare i propri compagni verso una nuova avventura.  La superbia ha portato Ulisse a sopravvalutare le proprie capacità e a spingersi oltre a dei confini del tutto ignoti all’uomo del tempo, compiendo così un “salto nel vuoto” sfidando inoltre la volontà di Dio ed è per questo che il suo tentativo viene descritto anche con la perifrasi “Folle volo”. Ma Odisseo non è l’unico che aspira al sapere. Questa sua caratteristica è, o meglio, dovrebbe essere componente fondamentale dell’animo umano. L’aspirazione alla conoscenza, la curiosità stessa  è paragonabile a una scarica elettrica che ti pervade il corpo, fino a produrre pura adrenalina ed eccitazione. Il pensare di poter apprendere quali leggi della fisica sono alla base di tutti i movimenti che ci circondano, l’origine del cosmo e il motivo della sua espansione, il funzionamento del corpo umano e degli organismi più semplici, il pensiero filosofico dell’uomo che è in continuo evoluzione, il significato che si cela dietro alle opere più significative della letteratura e molto altro ancora, provoca una sensazione paragonabile a quella che si prova quando ci si innamora. Le cosiddette “farfalle allo stomaco”. E non parlo solo di un sapere oggettivo. Gli esseri umani sono creature assai particolari, la cui peculiarità è il poter provare emozioni. Il voler conoscere che cosa “passa per la mente” di una persona, i suoi pensieri più profondi e le sue idee sono alla base dell’instaurazione dei rapporti umani ed è  la curiosità di conoscere che spinge gli uomini a relazionarsi tra loro. Il voler conoscere le riflessioni e il modo di pensare delle altre persone  sprona a fare amicizia e a mettersi in gioco. Ed è proprio questo il bello della vita, il non sapere qualcosa o non conoscere qualcuno per poter amplificare la nostra sete di conoscenza e, una volta soffocata, innescarla nuovamente ponendoci quesiti del tutto nuovi sulla vita di ogni giorno così da poterci sentire sempre più vivi. La consapevolezza di possedere quantità innumerevoli di nozioni di ogni genere  aumenta di gran lunga l’ego dell’uomo fino a farlo sentire capace e superiore di qualsiasi cosa. Basti pensare, per esempio, all’avvocato Azzeccagarbugli del celebre romanzo “I Promessi Sposi” che, attraverso le sue conoscenze giuridiche, aggira e sopprime Renzo per poi cacciarlo in malo modo dal suo studio. Ma  questo immenso potere  a cui l’uomo brama e può raggiungere, non deve essere sfruttato per poter soffocare e far sentire impotenti gli altri ma bensì lo si deve diffondere così da far apprezzare ancora di più l’apprendimento e la sete di conoscenza.
Non bisogna condannare  Ulisse per aver voluto inseguire la libertà e la curiosità. Infatti, come sostenuto anche da uno dei più importanti filosofi dell’antica Grecia, Aristotele, “Tutti gli uomini hanno un innato desiderio di sapere”. Questo “innato desiderio” bisogna che sia alimentato perché così facendo, non solo si aumenta la fiducia in se stessi, ma si riesce a comprendere a fondo tutti gli avvenimenti, le emozioni, le tragedie e le avventure che si vivono quotidianamente.
Privarsi del sapere perché ci si considera “incapaci” o “non portati” in qualcosa è una delle tante azioni deplorevoli da fare a sé stessi. Leggete, studiate, ponetevi quesiti, chiedetevi il perché delle cose  in modo da non vivere una vita monotona ma bensì ricca di esperienze. Ogni cosa può essere spunto di riflessione. E allora riflettete e domandatevi se una determinata cosa sia giusta o sbagliata e sfamate questo desiderio innato dentro di noi che infiamma ogni giorno i nostri animi.