La vita nella Grande Guerra 

Il piede da trincea 

PROFESSORESSA CASU

Le trincee: lunghi e umidi corridoi scavati sul terreno che durante la Grande Guerra raccolsero i gemiti, le paure e l’euforia dei soldati che combatterono in prima linea. Nelle ore di attesa accovacciati e intirizziti dal freddo, i giovani soldati diventavano un tutt’uno con quei luoghi stretti ed angusti.

Poveri  i loro piedi, vittime anch’essi della guerra e rinchiusi in scarponi, stivali da fanteria o scarponcini in cuoio grezzo. Tantissimi sono i resti di pezze trovati nei luoghi di battaglia della prima guerra mondiale. Fasce di tela, cotone, lana,  di forma rettangolare o quadrata,  usate dai soldati già dalla fine del 17° secolo. Durante l’addestramento alle reclute veniva insegnato come avvolgere le pezze dalla pianta dei piedi sino al ginocchio. Movimenti dolci dovevano guidare e tendere le fasce intorno alla parte inferiore delle gambe del soldato. Quante foto ritraevano i soldati con piegature perfette delle fasce. Ma a rovinare presto quelle immagini ci penseranno il freddo, il gelo, la neve, la pioggia e il fango, i grandi nemici dei combattenti durante la vita di trincea. Numerosissimi i soldati a cui verrà diagnosticata la malattia denominata “Piede da trincea”. Questi pur di non patire il freddo si spalmavano sulle carni indurite dei piedi il lucido da scarpe o l’olio di balena. La sensazione immediata  era di sollievo ma in realtà il piede non traspirava e ci si ammalava arrivando nei casi peggiori, ma ahimè frequenti, all’amputazione dell’arto. Era tanto il freddo e il gelo  che avvolgeva la trincea, noi però vogliamo immaginare e sperare  per un attimo che fosse in parte mitigato dalla speranza mai morta nel cuore dei soldati di riscaldarsi di fronte al focolare della casa natia, dove il bagliore delle bombe lasciava per un attimo il posto alla luce delle fiamme di un camino annullando l’insensatezza della guerra.

 (Riferimenti al libro di Michele D’Andrea “Palle girate e altre storie”, cose curiose della grande guerra.)