di Yassir Nawri (3M)

Giannis Antetokounmpo nacque nel 1994 nella periferia di Atene da genitori immigrati dalla Nigeria. Né il padre, ex-calciatore professionista, né la madre, ex-saltatrice in alto, riuscivano a trovare un lavoro in Grecia, perciò Giannis e suo fratello erano costretti a vendere occhiali, orologi, cappelli, collane e braccialetti per la strada. Inoltre, nessuno in famiglia aveva la cittadinanza greca, a causa del fatto che in Grecia vige lo ius sanguinis, il principio giuridico secondo cui la cittadinanza si eredita da uno dei due genitori. Nessuno dei genitori di Giannis era greco e quindi neanche lui poteva esserlo.

In Grecia Giannis iniziò a giocare a basket con suo fratello Thanasis in playground (campetti di strada). Si distinse subito per la sua altezza e la sua velocità. Un giorno un allenatore di una squadra locale lo notò. Giannis gli raccontò la sua difficile situazione economica, aggravata dal fatto di essere un immigrato clandestino. Quell’uomo promise a Giannis che, se avesse giocato per la sua squadra, lui avrebbe aiutato la sua famiglia. Quella squadra era il Filathlitikos B.C., una squadra di un sobborgo di Atene militante nella Serie A2 greca.

Con grande impegno nel 2013 Giannis aveva raggiunto un livello tale da potersi meritare il più ambito campionato di basket al mondo: l’NBA. Ma per poterci entrare occorre essere selezionati in quello che per gli statunitensi è un vero e proprio spettacolo: il Draft. Si tratta di una selezione annuale delle giovani promesse del basket. Quelle provenienti dai college americani devono avere almeno diciannove anni, mentre quelle provenienti da squadre estere ne devono avere almeno ventidue. I nuovi giocatori vengono scelti a turno. A prendersi Giannis furono i Milwaukee Bucks, che all’epoca navigavano in cattive acque, ma che Giannis non avrebbe più lasciato. Un anno dopo il fratello Thanasis fu scelto dai New York Knicks e il fratello Kostas nel 2018 da Philadelphia.

È in questo periodo che si diffonde il suo nomignolo più noto: The greek freak (“il mostro greco”) a dimostrare le sue straordinarie doti atletiche, ma ci vollero otto anni perché Giannis e compagni riuscissero a guadagnarsi il massimo trofeo: l’anello NBA, il premio per chi vince il campionato. Nella loro storia i Bucks avevano ottenuto un solo altro anello quarant’anni prima, nel lontano 1971, all’epoca del mitico Kareem Abdul Jabbar.

Nel 2022 a celebrare l’impresa di Giannis è uscito un bel film sulla sua vita su Disney+ dal titolo Rise. Il regista è il nigeriano naturalizzato sudafricano Akin Omotoso. Il film mostra bene le discriminazioni subite dalla sua famiglia e il suo particolare rapporto col padre, morto nel 2017, e coi suoi fratelli, non solo Thanasis e Kostas, quest’ultimo vincitore dell’anello 2020 coi Lakers, ma anche Francis, che la famiglia riaccolse in America dopo 25 anni di assenza.

A oggi Giannis Antetokounmpo si conferma come uno dei più forti cestisti della sua generazione. Nella stagione appena trascorsa (2024-25) Giannis è stato secondo per punti medi a partita durante la regular season: 30,4.