Martina Gualerzi

Il brano “Rosa fresca aulentissima” è un testo scritto tra il 1231 e il 1250 da Cielo D’Alcamo, uno scrittore siciliano, che tratta di una conversazione tra un uomo e una donna. Il primo vuole sedurre la donna in modo che questa soddisfi il suo desiderio carnale e per questo la riempie di complimenti, la adula e le dichiara il suo amore, confessando, inoltre, che senza di lei non riuscirebbe a viverer. Ovviamente, tutto ciò che l’uomo dice ha solo scopo di raggiungere il suo obiettivo e non ha niente a che fare con il vero amore che si può provare per una donna.

La donna, nella parte iniziale del testo, rifiuta crudamente tutte le avances dell’uomo, senza badare a nascondere il suo disprezzo per lui, minacciandolo addirittura di chiamare i suoi parenti, ma alla fine, cedendo al corteggiamento incessante, lo mette alla prova e gli propone un accordo: avrebbe ricambiato l’amore solo se egli avesse chiesto la sua mano a suo padre. L’uomo, dato che non aveva tali intenzioni, accampa varie scuse per scappare via dalle responsabilità, cercando comunque di mostrare la sua superiorità rispetto alla donna, ma senza successo. 

Notiamo in questo brano numerose differenze rispetto ad altre poesie medievali: sono assenti l’amore cortese (se non come strumento di manipolazione) e i suoi valori come la nobiltà d’animo e la divinizzazione della figura femminile. 

Il testo risulta molto attuale ancora oggi: vediamo l’uomo intento a convincere la donna attraverso frasi iperboliche ed esagerate, sostenendo che lei sia la sua unica ragione di vita e che, pur di non vivere senza di lei, preferirebbe morire. Nel testo la donna reagisce a testa alta, senza avere paura di una persona a tratti ossessionata o manipolatrice, ma al giorno d’oggi non va sempre così. Capita spesso che numerose donne finiscano in relazioni tossiche dove l’uomo ha un comportamento tale e quale a quello del protagonista della storia, con l’aggiunta anche di violenze e abusi fisici e psicologici. Spesso è difficile reagire ed avere coraggio, come fa la nostra protagonista, ed è ancora più difficile riprendersi e guarire da una tale ferita. Nel peggiore dei casi (il che purtroppo è molto comune) si rischia la vita a causa della possessività che l’uomo sente di avere sulla donna, del pensiero contorto che nessuno abbia il diritto di averla al posto suo e a volte sceglie di ucciderla pur di non “cederla”. Di storie come queste ne sentiamo tante e sempre più frequentemente, basti pensare alla storia di Giulia per capire quanto la mente umana possa essere contorta e crudele. Io spero che in un futuro molto prossimo le persone imparino ad educare i propri figli sull’argomento, oppure che nelle scuole ci sia più sensibilizzazione a riguardo. Spero in un futuro di poter vivere in un modo migliore e più sicuro per noi donne…