Rebecca Stacchezzini
Introduzione
La mia famiglia durante la Seconda Guerra Mondiale ha avuto un ruolo attivo nella lotta partigiana . Tantissimi miei parenti hanno contribuito con il loro impegno e sacrificio a cacciare e sconfiggere i tedeschi e i fascisti dalle nostre terre. Fortunatamente solo pochi sono morti durante questa dura lotta, quasi tutti seppur feriti sono riusciti a salvarsi.
Omero Bagni
Mio nonno materno si chiama Omero in onore di suo zio
(fratello di suo padre) che è morto in un campo di
concentramento in Germania. Era un soldato dell’esercito
italiano quando ha deciso di ribellarsi agli ordini, si è rifiutato
di combattere ancora e per questo è stato catturato e
imprigionato. Per molti anni dopo la fine della guerra, il mio
bisnonno e i suoi familiari hanno sperato che tornasse a casa,
purtroppo non è stato così. Alcune persone che erano internate con lui hanno detto che era in condizioni di salute precarie. Qualche anno fa, tramite “Istoreco” di Reggio Emilia abbiamo saputo che è morto il 7 maggio 1944 presso il Lazzaretto 128 di Berlino. È morto per flemmoni e setticemia a 28 anni, era nato il 3 novembre 1915 a Reggio Emilia. Attualmente è sepolto a Berlino nel Cimitero Militare Italiano d’Onore. Avevamo intenzione di riportarlo a casa ma i costi da sostenere per questo tipo di operazione di trasferimento erano e sono davvero onerosi, lo Stato Italiano, non eroga nessun aiuto per queste operazioni, inoltre, essendo tutti i suoi parenti già morti, non aveva senso. Se un giorno andrò in Germania, vorrei portargli almeno un mazzo di fiori sulla tomba, mi sembra un gesto carino, anche se non l’ho conosciuto.
Bruno Manfredi
Lui, lo zio materno di mio nonno, è stato il comandante di una Brigata Garibaldi; con sua sorella
Zelinda mia bisnonna, ha rischiato più volte la vita, ma soprattutto ha rischiato di essere catturato. Gli hanno sparato ma nonostante le serie ferite riportate ad una gamba è riuscito a salvarsi. Quando era piccola mia madre si ricorda che lui aveva una stanza in casa con una parete piena di foto, medaglie di
compagni di Brigata. Abbiamo sempre saputo poco, perché lui come molti, parlava raramente di questi fatti. Mia madre ha scoperto da pochi anni che anche lui è stato citato in un libro scritto da un suo compagno di Brigata Secondo Spaggiari “UNA VITA A MEZZADRIA 1945-1960 fatti protagonisti della lotta per la riforma agraria ”
Raccogliere queste informazioni sulle vicende della nostra famiglia, è stato più difficile di quanto immaginassi, mia nonna conosce alcuni aspetti e aneddoti ma non tutto, perché i miei bisnonni e trisavoli non ne hanno mai parlato molto volentieri. Mia madre si ricorda che quando era piccola e
faceva le elementari, doveva svolgere un tema sulla guerra e sulla storia della nostra famiglia, il suo bisnonno (che ha partecipato alla Prima Guerra Mondiale e che è stato insignito dell’onorificenza “Cavaliere di Vittorio Veneto”), se ne stava sempre seduto in poltrona con un plaid che gli copriva le gambe, le diceva soltanto che la guerra era una brutta cosa e niente di più. Penso che il motivo principale di questa ritrosia fosse il dover ricordare, fare affiorare un passato troppo doloroso. Alcune informazioni e foto, le abbiamo trovate solo dopo la loro morte, spulciando in alcune scatole ben nascoste.
Maria Valli
Ho trovato un libro scritto dal signor Avvenire Paterlini, intitolato “Partigiane e Patriote della
provincia di Reggio Emilia” pubblicato nel 1977 con una dedica alla mia bisnonna. Nel libro c’è anche lei, non si dice tantissimo, però racconta di lei. Era una staffetta partigiana, ruolo difficile e rischioso, perchè per portare notizie,
viveri, medicine o altro, dovevano fare spesso moltissimi chilometri a piedi o in bicicletta cercando di evitare i posti di blocco tedeschi o fascisti e facendo il possibile per non destare troppi sospetti.
La mia bisnonna e suo suocero sono stati catturati dai fascisti e portati a Villa Cucchi a Reggio, vicino alla Caserma Zucchi è tristemente nota perché oltre ad essere la sede del comando tedesco e fascista, era un luogo di tortura. Loro non sono scampati a questa atroce sorte. Sono stati torturati per giorni, finché li hanno rilasciati
senza ottenere informazioni. Volevano sapere del mio bisnonno Amos, dov’era, dove si nascondeva e con chi. Li hanno bastonati e gli hanno passato un ferro rovente sulla schiena. La mia bisnonna era incinta di un bambino, che così è nato morto. Durante la guerra ha perso 2 bambini entrambi a causa delle servizie subite dai tedeschi e dai fascisti. Mia nonna adesso avrebbe 2 fratelli più grandi.
Amos Soncini
Il mio bisnonno materno, era un partigiano sulle montagne tra Reggio e Parma. Faceva parte della 143° Brigata Garibaldi, “Aldo” ovvero un pezzo della divisione Ricci, a cui era affidata la liberazione della città di Parma. Fino al 24 aprile, la brigata rimase nel suo territorio di competenza, Palanzano, per proteggere le centrali idroelettriche e le formazioni partigiane, respingendo diversi squadroni nemici dal Valico del Cerreto. Terminata la loro operazione, scesero in pianura, verso Vigatto, finché non ricevettero l’ordine di presidiare il settore tra Via Emilia est e il Torrente Parma. Poco tempo fa mia nonna ha scoperto che nella zona di Palanzano, c’è un piccolo museo dedicato ai partigiani. Lì ha trovato informazioni più dettagliate: la brigata fu protagonista della liberazione di Ciano d’Enza (Canossa) dal presidio tedesco dopo 7 ore di duri combattimenti. Abbiamo trovato una foto di lui da giovane insieme ad altri due compagni di Brigata. Un aspetto bellissimo è che tra i partigiani si sono create amicizie indissolubili proseguite anche dopo la fine della guerra. Uno dei migliori amici del mio bisnonno, suo compagno di Brigata veniva dalla Sardegna.
Per anni le nostre famiglie si sono ritrovate durante l’estate, a volte da noi altre da loro. Ancora oggi grazie a Facebook mia nonna è tuttora in contatto con loro. Mia madre ricorda che ogni anno il 25 aprile la casa dei miei bisnonni si trasformava. Diventava il ritrovo di tutta la compagnia partigiana di cui avevano fatto parte, era un momento di festa perché ci si ritrovava, si gioiva insieme e si ricordavano e onoravano tutti i compagni caduti in battaglia per difendere gli ideali di LIBERTA’ e di PACE. Ideali che oggi, soprattutto noi giovani, sottovalutiamo e diamo purtroppo per scontati. I miei bisnonni abitavano in una villa in centro a Reggio, ne erano i custodi, quando hanno traslocato, per molto tempo mia madre non è più passata davanti alla casa. Ancora oggi quando percorre quella strada non riesce a non pensarci, in fondo ci ha trascorso i suoi anni più belli. Il giardino, gli alberi, le finestre, rievocano in lei una marea di ricordi.
Alcuni anni fa, ha scoperto grazie ad alcune alla deposizione di “Pietre d’inciampo”, che la casa prima del 1944, apparteneva ad una ricca famiglia ebrea, i Corinaldi arrestati nel 1943 e deportati e sterminati ad Auschwitz il 26/02/1944 .