Orietta Berti in cucina, tra tradizione e innovazione
La passione di Orietta Berti comincia in giovane età, quando inizia ad interessarsi alla musica lirica. Il suo primo concorso è il “Voci Nuove Disco d’Oro”, che si svolge al Teatro Valli a Reggio Emilia, sua città natale, dove la cantante conosce Giorgio Calabrese, all’epoca direttore artistico della Karim. Da questo incontro nascerà il suo mito. Infatti Giorgio le propone un contratto discografico: nel 1962 inizia quindi la storia di questa giovane ragazza di Cavriago, destinata a diventare un’icona della musica italiana.
Il successo non tarda ad arrivare, infatti la canzone “Tu sei quello” vince pochi anni dopo Un disco per l’estate 1965 e la Mostra Internazionale di Musica Leggera. Ma è con la pubblicazione di 23 album, 6 EP, 55 singoli e 31 raccolte che dagli anni 60’ Orietta entra definitivamente nel cuore degli italiani.
Recentemente la cantante insieme a Federica Gif ed Emanuele Ferrari racconta sul web il nostro territorio nella miniserie “UNA RICETTA CON ORIETTA”.
Tramite lo strumento dei social quindi, Orietta e i suoi compagni propongono e spiegano le più svariate ricette, realizzabili tramite i 44 prodotti Dop e Igp della Food Valley emiliano romagnola.
In questo modo, partendo dalla nostra regione, persino i più giovani possono interessarsi alle specialità e ai piatti unici della nostra cultura, che variano in base alle zone e alle province.
Anche l’azienda dell’IIS “A. Zanelli” nutre un forte interesse nel promuovere e conservare varietà del territorio, basti pensare che nel 2020 è diventata operativa la Banca del Germoplasma Agrario nominata “BAG.GER” (Banca Agraria del Germoplasma di Genotipi Emiliano-Romagnoli), dove sono conservate più di cento accessioni di specie erbacee. Data la sensibilità dell’istituto sul tema, l’azienda ha fornito ad Orietta Berti delle zucche reggiane, ovvero la zucca “Cappello da prete” e la zucca “violina”.
Il nome cappello da prete deriva dalla forma a due falde della zucca, quella superiore più larga e l’inferiore più ristretta, che nella fantasia popolare ricordava il tipico cappello del parroco di inizio novecento.
Questo tipo di zucca è, ad esempio, protagonista dei tortelli, noto piatto reggiano.
La zucca violina è invece caratterizzata da un frutto allungato di colore giallo-nocciola leggermente strozzato al centro, una forma che la fa assomigliare appunto a un violino. Essa è utilizzata ampiamente in cucina per tortelli, risotto, gnocchi, creme e vellutate.
Detto ciò, Orietta ha anche gentilmente risposto ad alcune domande poste dalla redazione del giornalino riguardanti l’alimentazione e il rapporto con il cibo.
1) Il cibo aiuta ad essere felici?
Il cibo e l’alimentazione aiutano non solo ad essere felici ma anche ad essere in salute, una corretta e variegata alimentazione ci aiuta a vivere meglio ed è fondamentale per i nostri bisogni energetici. Poi con i tantissimi prodotti di eccellenza DOP e IGP che in Italia e nella nostra regione Emilia Romagna abbiamo (44 prodotti di eccellenza la nostra è la regione in Europa con più prodotti alimentari riconosciuti….la nostra food valley) siamo fortunati e dobbiamo esserne orgogliosi e consapevoli. Poi il momento della tavola è uno dei momenti importanti di ritrovo, rincontro della famiglia, degli affetti, degli amici e condividere una bel pranzo o una bella cena in buona compagnia fa bene all’anima oltre che al fisico.
2)Visto il grande successo dei Fast Food presso i giovani, come li si potrebbe reindirizzarli verso i prodotti genuini del proprio territorio?
Molte di queste catene di fast food stanno cambiando “politica” e sempre più spesso utilizzano ingrediente e prodotti alimentari riconosciuti dal marchio DOP ed IGP, inserendoli nelle loro ricette per avvicinarli di più al territorio e alle eccellenze enogastronomiche della nostra Bella Italia. Penso al Parmigiano Reggiano, al prosciutto di Parma, alle carni piemontesi, etc etc… poi ultimamente va molto di modo lo street food che ha proprio la caratteristica di essere una gastronomia veloce ma con i prodotti e specialità spesso tipiche delle varie regioni d’Italia. Inoltre penso sia una questione di età, nel senso che quando si è ragazzi, giovani, si vogliono provare alimenti come i panini farciti, le patatine fritte…ma poi crescendo, si affina il palato e piano piano si apprezzano sempre di più le unicità e le eccellenze dei piatti della nostra cultura italiana. Ogni regione, provincia, paesino del nostro paese ha delle specialità che la caratterizzano e che sono fiore all’occhiello ed apprezzatissimi per i turisti che visitano il nostro paese. Sicuramente per aiutare a far capire ancora di più ai giovani la moltitudine di prodotti genuini, salutari e di eccellenza che abbiamo nel nostro territorio è fondamentale promuoverli, parlarne e far assaggiare loro queste prelibatezze. Proprio in merito a questo con la Regione Emilia Romagna, al presidente Stefano Bonaccini, l’assesssore Alessio Mammi ed insieme a due cari amici food blogger , Federica Gif ed Emanuele Ferrari (Emi) abbiamo fatto una miniserie sui social dal titolo “UNA RICETTA CON ORIETTA” (in Emilia Romagna) per promuovere proprio la conoscenza di questi 44 prodotti di eccellenza del nostro territorio attraverso ricette sfiziosi, veloci e buonissime…proprio per far conoscere a giovani e non queste meravigliosi prodotti di eccellenza.
3) Nei paesi poveri la scarsità di cibo è ancora un grosso problema, noi nel nostro piccolo cosa potremmo fare secondo lei?
Dobbiamo essere consapevoli ed imparare dalle nostre mamme e dalle nostre nonne “la CULTURA del NON CONSUMARE NIENTE”. Consumare il cibo è un sacrilegio. In cucina non si butta via quasi nulla, perché spesso quello che resta della preparazione di un piatto può essere usato per prepararne un altro. Mia mamma Olga, mia nonna Roce e mia suocera Odilla, che hanno sofferto la fame in tempo di guerra (nel secondo conflitto mondiale) riuscivano a riutilizzare tutti gli alimenti. Ovviamente occorre una conoscenza che è data dall’esperienza e dalla lettura, molti libri di cucina trattano l’argomento e anche nel mio libro edito dalla Gribaudo dal titolo “Nella mia cucina (le ricette di una vita)” propongo tante ricette semplici e veloci della nostra tradizione che non consumano alimenti. Ricordo una ricetta molto curiosa ed austera, “i tortelli del giorno dopo”, che la mia mamma faceva quando ero piccola. Quando rimanevano un po’ di tortelli di zucca o di erbetta per pranzo, la mia mamma il giorno successivo li faceva saltare in padella con un pizzico di burro. Erano così croccanti perché si abbrustolivano un po’ e quando mi capita di farli oggi a casa, il loro gusto mi riporta a ricordi di infanzia.
4) Rispetto alla sua generazione noi giovani abbiamo modificato il rapporto con il cibo? Quando lei era adolescente ha avuto amiche con disturbi alimentari come bulimia o anoressia?
Rispetto alla mia generazione sicuramente i giovani (e non solo) oggi hanno tante opportunità di provare tanti cibi e prodotti provenienti da tutte le parti d’Europa e del mondo. Quando ero piccola io era un mondo completamente diverso da oggi, c’erano i prodotti locali del territorio poi negli anni ’60 con il boom sono arrivati i supermercati fino ad oggi che addirittura ordini e ti arrivano prodotti esotici a casa attraverso internet. Pensate che durante la mia infanzia (subito dopo la guerra) uno dei regali di Natale erano i mandarini da attaccare all’albero di Natale. Non avevamo tanto però eravamo lo stesso felici. Durante la mia adolescenza non so dire se incontrai amiche con disturbi alimentari, oggi queste patologie sono riconosciute e curate a dovere, una volta era più difficile individuarle perché non c’era questa attenzione medica.
5) Nel mondo dello spettacolo ha mai subito pressioni per avere un’immagine ed un corpo diversi?
Sicuramente qualche giornalista in alcune occasioni ha ironizzato sulle mie “misure”, ma non mi è mai importato nulla. Occorre volersi bene e piacersi per quello che si è…la vita è talmente bella se c’è la salute… anche un chilo in più non guasta. Diverso è se i problemi di peso precludono la salute, li occorre controllarsi con l’aiuto del medico dietologo. Ricordo che dagli anni ’80 l’idea della figura della donna magra era un must, e negli anni a seguire le modelle magrissime spesso con evidenti problemi di disturbi alimentari erano troppo tollerate sulle passerelle e sulle riviste di moda. Oggi per fortuna si è sensibilizzato il problema e le modelle “curvy” formose hanno cambiato la tendenza. Meglio così perché nella vita l’estetica può avere la sua importanza…ma la cosa più importante e che viene prima di tutto è la salute.
Gli studenti, i professori e i collaboratori scolastici ringraziano Orietta Berti per il caloroso affetto e per il tempo dedicato alla nostra scuola.
Petracca Diana e redazione in collaborazione con professoressa Casu