HURBINEK, ANIMA INCOMPRESA 

Marigliano Giorgia

Ciao! Mi chiamo Hurbinek

Credo di avere tre anni o forse quattro, vedo persone intorno a me, ma non mi somigliano. Loro sono alte e magre e io piccolo e con gambe diverse dalle loro. Ho uno strano disegno sul polso e non capisco cosa sia, tuttavia anche le altre persone ce l’hanno quindi non fa niente. Le sento emettere versi, ma io non capisco… Probabilmente stanno comunicando fra di loro e forse stanno provando ad insegnarmi a farlo anche io, eppure non capisco. A volte mi si avvicinano delle ragazze e queste passano del tempo con me sul mio lettino a farmi compagnia, però dopo qualche carezza se ne vanno. Nel letto di fianco al mio c’è questo ragazzo robusto e giovane, credo si chiami Henek. Lui si prende sempre cura di me, mi porta da mangiare, mi sistema il letto e mi fa sempre compagnia, ogni tanto provo ad emettere i suoi stessi versi, ma non risultano del tutto uguali. Nonostante ciò ho trovato un modo alternativo per farmi capire, gli occhi; sembra funzionare e quindi con essi riesco a far capire cosa provo. Le persone intorno a me sono sempre molto tristi e qui è tutto grigio ed infelice, c’è un cattivo odore e i suoni si alternano fra grida acute, pianti e comandi emanati da voci rauche. Questo posto non mi piace, ma del resto non posso farci nulla. I giorni passano e Henek continua a parlare con me, ho persino imparato a dire una parola “matisklo”, ma le altre persone non sembrano capirla; forse l’ho inventata io!

Ultimamente non mi sento molto bene: mi gira la testa, vedo sfocato e tutti i suoni sono confusi, penso che mi addormenterò…

Dopo quel giorno non mi svegliai più, dico questo perché io ormai non ci sono più.

Sarei stato dimenticato da tutti, se Primo Levi non avesse raccontato la storia della mia breve vita nel campo di sterminio di Auschwitz, nel suo libro “La Tregua”.