La classe 3^I riflette sul fenomeno della corruzione e della baratteria, sotto lo stimolo dei versi della Divina Commedia, gettando nuova luce e prospettive sulle sue diverse manifestazioni, fino ad oggi.
Attualità e storia della baratteria
Giulio Ferrari, 3I

La baratteria, ovvero l’abuso di cariche pubbliche a scopo di lucro personale, è sicuramente una colpa pesante.
Oggi la baratteria è chiamata “Criminalità dei colletti bianchi”, nome dato dal criminologo Edwin Sutherland, il quale ha indagato sulla criminalità “nascosta”, non evidente agli occhi della gente, ma in ogni caso perseguibile penalmente.
Fenomeni di corruzione noti sono stati protagonisti nell’Italia di fine XX secolo, prendendo il nome di “Tangentopoli”.
In quel periodo si indagò su diverse personalità politiche del tempo, soprattutto parlamentari, tramite un processo chiamato “Mani pulite”, nel quale furono condannati molti amministratori pubblici, oltre a Bettino Craxi, l’allora segretario nazionale del PSI (Partito Socialista Italiano).
Questi individui vennero indagati e poi condannati per corruzione, concussione, ricettazione e associazione a delinquere.
Un fenomeno analogo e più vicino a noi è quello del comune di Brescello, la cui amministrazione era controllata dalla mafia.
Brescello è infatti stato il primo comune in Italia ad essere stato sciolto per associazione a delinquere.
In questo caso alcuni esponenti politici avrebbero aiutato la mafia, in particolare la ‘Ndrangheta, a diffondersi nel comune, non ostacolandola, ma al contrario mettendo una “buona parola” sui nomi di mafiosi, più precisamente su Francesco Grande Aracri, il massimo esponente ‘ndranghetino della zona.
La politica può giocare perciò un ruolo fondamentale nella diffusione delle associazioni mafiose, le quali interferiscono nelle scelte degli amministratori in cambio di favori, che possono andare oltre la “buona parola” e, per esempio, possono riguardare gli appalti pubblici.
Questi ultimi sono una specialità mafiosa, poiché permettono un riciclaggio di denaro che altrimenti sarebbe “sporco”.
Ovviamente la mafia si garantisce l’appalto corrompendo gli amministratori che se ne occupano.
Gli appalti e i favoreggiamenti sono solo alcuni dei metodi con i quali la politica si relaziona con la mafia.
Purtroppo la politica italiana ha sempre avuto costanti interazioni con le associazioni a delinquere e, ancora oggi, indagando sul passato, si scoprono nuove trame coinvolgenti amministratori pubblici ed esponenti mafiosi.
In conclusione, questi reati di corruzione e concussione sono gravi e ovviamente meritano una pena adeguata, ma purtroppo non è sempre così, perchè chi li commette molte volte sfugge alla giustizia, grazie al potere economico e la capacità stessa di corrompere chi potrebbe denunciare. Anche agli occhi della gente comune sfuggono, perché si tratta di reati non evidenti.
La società moderna tende a dare rilevanza solo ai crimini che destano scalpore, come omicidi o furti, ma queste non sono le uniche azioni che ledono la comunità.
Dovremmo perciò recuperare la morale dantesca espressa nella Commedia e, più che altrove, in modo più efficace nell’Inferno, non fermandoci alla superficie, ma indagando anche nel profondo, poiché è proprio nel profondo che si celano i peccati più gravi.
La corruzione politica
Giuseppe De Falco, 3I

La corruzione, specialmente quella che coinvolge chi ricopre cariche pubbliche, è un fenomeno che mina la fiducia nelle istituzioni e nella politica stessa.
La maggior parte delle volte la corruzione proviene da associazioni mafiose che individuano quei politici più fragili che, per avere vantaggi economici, si macchiano l’anima.
Quando un politico tradisce il mandato ricevuto dai cittadini, viene meno non solo alle proprie responsabilità da politico, ma anche ai principi di giustizia e onestà, che sono i principi fondamentali per poter guidare i propri cittadini.
La reazione di indignazione che genera tra persone comuni è naturale, poiché la corruzione è quell’ulteriore mezzo che crea un divario enorme tra il bene comune e gli interessi individuali.
Dante, nell’inferno, colloca i corrotti in posizione di grande infamia, ovvero rivolti a testa in giù e contemporaneamente con i piedi infuocati, come nel caso dei simoniaci.
Questa visione di Dante non riflette solo la gravità del crimine che viene commesso, ma anche la convinzione medievale che l’abuso del potere, in particolare quello che riguarda il denaro e le risorse pubbliche, sia una colpa che corrompe l’anima in modo irreversibile.
Dante non si limita a condannare la corruzione come un semplice peccato civile, ma lo ritiene un’offesa contro l’ordine morale universale, con punizioni che rispecchiano la sua visione dell’irreparabilità della corruzione.
Secondo il mio parere personale, trovo che la corruzione, come ogni abuso di potere, vada condannata con pene severe, ma ritengo anche che l’indignazione popolare debba essere accompagnata da un impegno costante nel garantire trasparenza, giustizia e responsabilità.
E soprattutto noi cittadini abbiamo il compito di segnalare ogni traccia di corruzione, senza avere paura di nessuno. Inoltre, questo non è solo un reato da punire, ma un sintomo di una malattia che corrode le basi della società, alimentando così disinteresse per la politica stessa.
Solamente un impegno collettivo e costante, potrà salvare il nostro paese dall’ingerenza di qualsiasi associazione mafiosa.
Una questione culturale radicata
Giacomo Ian Campi, 3I

Personalmente credo che la corruzione, che attualmente è presente in vari ambienti politici, forse arrivando fino alle massime cariche, sia frutto di un’Italia che, da questo punto di vista, manca di carattere. Essa è perpetrata da importanti personalità anche del mondo politico ed economico, che si fanno sopraffare da sentimenti di avidità, e forse paura, piuttosto che rimanere aggrappati al proprio onore per combattere le ingiustizie.
Dante Alighieri identifica nella batteria un grave peccato, di cui lui stesso era stato accusato, e sicuramente gli ideali danteschi, che pongono ad esempio il tradimento come peccato più grave dell’omicidio, si discostano molto dalla nostra attuale idea di giustizia. Ciò è dovuto al fatto che noi e Dante siamo figli di epoche diverse e i settecento anni di storia e che ci dividono dal poeta hanno radicalmente cambiato il nostro modo di pensare. Una visione moderna riguardante questo argomento ce la dà Edwin Sutherland; il sociologo smentisce il determinismo biologico, che era una teoria secondo cui i criminali nascono criminali, e la mette in contrapposizione con il determinismo sociale, ovvero la teoria che sostiene che un criminale può diventare tale se cresciuto in un determinato contesto.
Personalmente credo però che il male possa stare in chiunque, spesso senza rendercene conto il male dentro di noi ci rende in breve tempo qualcosa che non avremmo mai voluto essere. Penso che la vita sia solo un fiume ripido e insidioso che ci trascina dalla nascita alla morte, su cui ci illudiamo di avere un controllo che in realtà non avremo mai. Questo per dire che in certi casi un criminale diventa tale a causa del suo modo di reagire a determinati eventi e quindi la sua attitudine è legata al suo carattere.
Ad esempio, il sindaco di San Giuliano di Puglia non aveva pensato, dopo aver dato un appalto per la costruzione di una scuola alla mafia che, compiendo quell’azione, sarebbe diventato lui stesso l’omicida di suo figlio, che morì tristemente insieme ad altri bambini durante il crollo della scuola (costruita con scarsi materiali, per risparmiare) durante un terremoto in Molise, nel 2002.
La corruzione viene presa sotto gamba, forse non si comprende appieno la gravità delle azioni che si compiono, o se si comprende, essa viene ignorata. Per concludere, però vorrei anche pensare a che cosa farei io se fossi al posto dei politici che si fanno corrompere, perché a parole è facile, siamo tutti dei coraggiosi leoni, però se avessi una famiglia da proteggere o da sfamare e un mafioso si presentasse alla mia porta, non credo che la scelta sarebbe facile e immediata.