
Personalmente studiando Galileo mi è capitato di pensare molto alla libertà di esprimere le proprie
opinioni anche distaccandosi da limitanti dogmi in cui a volte non crediamo fino in fondo. Ho pensato a
Socrate i cui dialoghi nascono e si reggono sul dubbio e sul voler esprimere le proprie opinioni in un
corretto scontro con altre idee diverse dalla nostra, che poi ci lasciano sempre qualche nuovo punto di
vista.
Lo stesso Platone allievo di Socrate poneva gran parte della sua filosofia nell’affermarsi del dubbio, della
doxa.
La scienza di Galileo stessa nasce dal dubbio, un dubbio che ha messo in discussione il modo di concepire il mondo nel 600’, un dubbio che ha costretto le grandi forze sovrane del globo a chiudere la loro tenaglia censuratrice su un piccolo scienziato di Pisa, che forse tanto piccolo non era in quanto sapeva mandare in crisi i più accaniti sostenitori di Aristotele che accecati dal loro senso di “dovere” verso il filosofo greco erano pronti a portare avanti le sue tesi, contraddicendo la base stessa del mondo aristotelico, ovvero l’idea che la scienza cambia, evolve e progredisce.
E oggi, quasi quattrocento anni dopo la morte di Galileo, siamo davvero liberi? O siamo ancora in
qualche modo vincolati a qualcosa?
Io credo che per affrontare questo tema calzi a pennello un riferimento a un argomento che riguarda le
scienze naturali. Poco tempo fa ho studiato come per quanto riguarda un carattere genico di una
determinata popolazione, esso possa variare per una serie di fattori; tra i vari modi in cui il carattere può
variare uno in particolare vorrei citare ovvero quello in cui il carattere si stabilisce sempre più verso un
valore intermedio portando gli individui ad essere tutti sempre più vicini alla media e dunque l’uno più
uguale all’altro.
Sebbene creda che gli estremismi siano sbagliati, li preferisco di gran lunga al conformismo, con
l’esempio citato prima voglio evidenziare come secondo me ci stiamo sempre di più avvicinando gli uni
agli altri guidati dai media e in generale dalla propaganda di qualunque tipo che ci colpisce ancor più
violentemente in quanto abbiamo smesso di coltivare il nostro punto di vista critico.
Nell’articolo 21 della nostra Costituzione si parla di diritto alla libertà di pensiero, esso non ci può essere
negato, ma forse ce lo stiamo già negando da soli, io stesso ho paura di smettere di essere curioso, di
smettere di farmi delle domande, di smettere di allontanarmi da quella media che ci sta rendendo uguali.
La libertà di pensiero ce la stiamo già togliendo da noi, perchè abbiamo paura di essere diversi, perchè
quelli diversi dagli altri sono sempre quelli strani, quelli che vogliono solo farsi notare o che hanno
qualcosa che non va, ci sentiamo liberi come le piccole bestiole appena nate che vedono il mondo enorme intorno a loro e che quasi non arrivano a vedere le sbarre della loro gabbia nello zoo, perché abbiamo effettivamente delle scelte che però sono guidate dalle mode e dalle opinioni delle masse.
Forse allora i maiali di Orwell oggi agiscono in modi diversi, più velati, su scala globale e non fanno certo
fatica a manovrare le loro pedine rendendole impotenti, rendendole dei consumatori sistematici che
comprano quello che qualcun altro sceglie per loro.
Sebbene creda che Galileo sarebbe stato sicuramente ascoltato e la sua teoria, dimostrata, sarebbe stata accolta benevolmente ai giorni nostri, credo anche che ci sia un paradosso in tutto ciò, che forse Galileo nel 2025 non avrebbe puntato il cannocchiale verso il cielo ma dove tutti lo puntavano, dove qualcuno aveva stabilito che andasse puntato, forse, lontano dalla verità.
Giacomo Jan Campi, 4°I