La classe 3^M, su invito della prof. Raffaella Ardito, ci porta indietro nel tempo, in un viaggio alla scoperta della vita degli uomini e delle donne che abitavano le città medievali. Pronti a indossare le vesti di calzolai, fabbri, mercanti in questa sorprendente avventura?
Vi siete mai chiesti come sarebbe stata la vostra vita se foste nati in un’altra epoca? Viaggiare con la mente è importante e, come è accaduto durante la pandemia, a volte salva da noia e pensieri. Il desiderio di viaggiare nel tempo e nello spazio è umano, a volte diverte. Ci possiamo “spostare nel futuro” oppure ritornare a un passato molto diverso e lontano premendo un pulsante della nostra testa e non uno su un cruscotto di una DeLorean, come nel film “Ritorno al futuro”.
E così ci siamo immaginati uomini e donne del Medioevo, abbiamo provato a vivere sulla nostra pelle i loro problemi, le loro sfide di ogni giorno, e abbiamo ricostruito mentalmente le loro città, partendo da tutte le informazioni presenti sul libro di testo e recuperate da documenti e spiegazioni.
Strade, quartieri, botteghe, abitazioni hanno preso vita.
Buon viaggio anche a voi che leggete.
Mi sveglio in una città medievale, precisamente a Firenze; la città è circondata da mura con porte di ingresso per difendersi dagli attacchi: l’ingresso viene controllato dalle torri e dalle vedette; le chiavi delle mura sono affidate ai magistrati per aprire e chiudere l’ingresso e le tengono fino al giorno dopo.
Nella posizione centrale del Comune ci sono gli edifici pubblici, la cattedrale, palazzo del vescovo, la piazza e il palazzo del Comune, con le campane che suono a volte per richiamare un’assemblea.
Mi sveglio la mattina con il suono delle campane della Chiesa Maggiore e esco di casa.
Alcuni artigiani lavorano già nelle botteghe, li saluto e dialogo con loro. La mia bottega si trova nella piazza del mercato; quando ho finito di lavorare decido di fare un giro in città, tra le abitazioni popolari in legno, spesso in condizioni pessime.
Decido anche di andare in chiesa e assisto al matrimonio tra una ragazzina tra i 14-16 anni e un uomo molto più grande di lei, com’è tradizione.
Ci sono anche delle anziane, che in questo tempo sono donne di oltre 30 anni.
Dopo torno a lavorare nella mia bottega in via dei calzolai; i proprietari delle botteghe sono tutti uomini perché le donne non possono essere titolari di nulla, il loro dovere è stare a casa o, al massimo, lavorare a domicilio.
Francesco Loria

Una vita da medievale vissuta da orefice può essere davvero affascinante; gli orefici erano artigiani molto abili e rispettati nel medioevo. Sono specializzati nelle lavorazioni di metalli pesanti o preziosi, in grado di creare gioielli, ornamenti. In un tipico giorno da orefice, mi sveglio all’alba, scendo le scale e consumo la colazione preparata da mia moglie, latte e un panino duro dei giorni prima. Finito il pasto, esco di casa con mio figlio, mentre mia moglie resta a casa a svolgere le faccende domestiche. Accompagno mio figlio alla scuola laica per i mercanti, mentre io vado nella mia bottega, entrando nelle strette e sporche strade della città. La città è circondata da mura con porte d’acciaio e torri di guardia, con sentinelle pronte a difenderla; di notte le porte vengono chiuse e le chiavi vengono consegnate ai magistrati. In città, i palazzi più importanti si sviluppano in altezza e si trovano al centro dell’abitato, come la cattedrale, il palazzo del vescovo e il palazzo del comune. La mia bottega è vicino a Piazza Mercato. Le abitazioni sono in legno, infatti molte volte si incendiano. Tra le case sorgono le chiese, i conventi e gli ospizi. La mia bottega è un luogo ricco, con molti strumenti e materie prime, come oro e argento, da lavorare. La prima parte della giornata la dedico a creare nuovi attrezzi o a riparare quelli già esistenti. Nel corso della giornata, vengono a farmi visita nobili o anche semplici cittadini che mi richiedono commissioni; nel mio lavoro devo essere bravo a contrattare i prezzi. La mia vita di solito è intrecciata con quella della comunità, partecipo a fiere, feste e importanti celebrazioni. Al tramonto chiudo la mia bottega e torno a casa per la cena, la trovo sempre pronta, perché mia moglie deve fare sempre il suo dovere. Un problema delle abitazioni è il freddo e le infestazioni di parassiti. Dopo cena vado a letto, cercando riposo dopo una giornata lunghissima.
Paolo Enzo Miraglia
Una giornata da medievale
Vivo in un piccolo villaggio medievale, dove le strade sono polverose e le case di legno e di pietra; alcune si affacciano su un mercato sempre animato. La mia bottega, piccola ma accogliente, si trova vicino alla piazza centrale, dove contadini, mercanti e cavalieri si fermano a vendere o a comprare merci.
Ogni giorno, quando il sole sorge sopra le colline, la mia bottega è illuminata da piccole finestre che filtrano la luce solare. Sul tavolo si trovano attrezzi rustici come metalli, pinze, lime, ecc..
La maggior parte del lavoro consiste nella lavorazione dei metalli: oro, argento, bronzo, Ma a volte anche il ferro. Lavorando i metalli, si creano utensili e armi, spade, pugnali, ferri da cavalli e altri oggetti di metallo, che vendo a cavalieri o guardie. Il trasporto delle merci avviene in diversi modi, a seconda del tipo di prodotto:
- Carri e carriaggi: veicoli a trazione animale. (Buoi, cavalli, muli)
- Barche o navi: li uso per le vendite vicine alle città costiere o situate lungo fiumi navigabili
- Muli e asini: animali da soma, vengono utilizzati per trasportare merci in zone montuose o dove le strade vi sono strette.
- Pedoni o cavalieri: per trasporto di oggetti di piccole quantità o articoli di valore.

Le botteghe quindi non solo sono luoghi di produzione e vendita, ma anche di distribuzione. Le fiere si svolgono spesso in grandi piazze, presso abbazie o lungo strade di passaggio, a volte durando giorni o addirittura settimane. Una moltitudine di tende colorate e bancarelle affollate, con i venditori che chiamano a gran voce per attirare i clienti. Sono eventi che mescolano commercio, svago, religione e cultura, attirando persone da città, villaggi e campagne lontane.
Daniele Albertini